"Il Giornale" si occupa della sede del Pri/Una sottoscrizione alla quale hanno risposto gli amici

Quella sentinella sul Tevere

Dove s'aggrapperà l'edera, se le portan via anche le mura di casa? È allarme rosso nel Pri, il più antico dei partiti italiani: per via di vecchi debiti che non si riesce a saldare, il 17 febbraio andrà all'asta la gloriosa sede nazionale in corso Vittorio. Rischia di andarsene un pezzo di storia, perché quel grande appartamento fu acquistato nell'immediato dopoguerra da un gruppo di repubblicani che non navigavano nell'oro, ma la volevano proprio là, sulla sponda del Tevere come sentinella sul Vaticano.

La ferale notizia dell'asta è annunciata a ripetizione dalla Voce repubblicana, il quotidiano del Pri che continua ad uscire da 88 anni, e che ha aperto una sottoscrizione. "In quella sede Pacciardi scriveva i fondi della Voce sui rotoli di carta igienica chiedendo

ad un collaboratore un "tiro" da una nazionale", ricorda l'appello. Direte che è stato venduto il Bottegone, pure Palazzo Sturzo, dunque c'è poco da piangere se i creditori si spartiscono anche questo immobile. Però quei due partiti non ci sono più, dissolti insieme alle loro fortezze. Il Pri invece resiste, dalla monarchia alla prima repubblica e alla seconda, ha trovato una nicchia nel Pdl ed è determinato a farsi anche la terza repubblica. Non è facile, estirpare l'edera. Come sono arrivati all'incanto? Tra debiti e interessi, dal 1987 si sono accumulati tre milioni 200mila euro da pagare. S'è affastellata una cattiva gestione delle risorse e delle ipoteche. E a far precipitare le cose, è sopravvenuto il mancato intervento del "partito romagnolo", sul quale faceva affidamento il vertice nazionale.

In Romagna i repubblicani sono ancora ben radicati, hanno immobili e sostegni con radici nell'800, ma sul salvataggio della sede nazionale manifestavano dubbi. Il segretario del Pri Francesco Nucara però, spera di convincere anche loro. Nell'elenco di chi ha già contribuito, figurano già la Fin.Coop.ra Srl e l'Agci Ravenna, segno che i romagnoli si van convincendo. La lista si va allungando, ma non c'è il nome di Giorgio La Malfa. Cos'è, una clamorosa defezione? "No", tranquillizza Nucara, "Giorgio ora è in America, ma quando torna farà la sua parte".

E Berlusconi, avete chiesto un contributo anche a lui? "Certamente ci aiuterà...Anche se ricordo quando andai a chiedergli un abbonamento sostenitore alla Voce, e lui mi fece: "Ma insomma, quanto ti devo dare?". Dammi diecimila, gli ho risposto io. E lui: "venti milioniii!?". Ma no, diecimila euro, l'ho tranquillizzato per sentirmi ribattere: "No no, sono venti milioni di lire. Quando c'è da spendere io sono come la mia mamma, ragiono in lire". S'è messo a ridere, m'ha dato una pacca sulle spalle, e non ho visto un euro. Ma stavolta, sono certo, non si tirerà indietro". Quanto tempo rimane, prima di arrendersi all'asta? "Speriamo di fare il "botto" il 9 febbraio", risponde Nucara, "anniversario della Repubblica Romana, che per noi repubblicani è come la festa di Natale".

da "il Giornale" del 6 febbraio 2009